Listini azionari in ribasso, a trarne vantaggio è la quotazione dell’oro

Negli ultimi mesi il prezzo dell’oro è cresciuto sempre di più: in un momento in cui i listini azionari sono in ribasso, infatti, gli investitori tendono a puntare verso i beni rifugio. Ecco, quindi, che le azioni vengono scartate, in quanto considerate come asset ad alto rischio, mentre si opta per i titoli di Stato e, soprattutto, per i metalli preziosi. I titoli di Stato, infatti, hanno il difetto – certo di non poco conto – di presentare tassi di interesse ridotti, se non addirittura negativi. Meglio orientarsi, quindi, sull’oro: a incidere su questo trend contribuiscono anche le chiusure sui profitti e la decompressione della domanda che segue sei mesi di rialzi consistenti dei listini di Borsa.

La crescita del prezzo dell’oro

A crescere, per altro, non è solo il prezzo dell’oro, ma la quotazione metalli preziosi in generale, senza dimenticare il petrolio. Eppure gli analisti si trovano in difficoltà quando devono interpretare lo scenario macroeconomico in cui ci troviamo, complici le numerose variabili in gioco, prima tra tutte la costante conflittualità tra la Cina e gli Stati Uniti a proposito della politica dei dazi. Ecco perché sono sempre in meno coloro che scommettono su un mercato azionario che concluderà l’anno in positivo: di conseguenza, si torna ad affidarsi a oro e argento.

Gli effetti del protezionismo americano

Tutta colpa (o merito, a seconda dei punti di vista) della politica di protezionismo che è sta avviata negli Usa da Donald Trump. Ormai il dito è puntato sempre contro la Cina ogni volta che si registra un valore negativo della bilancia commerciale. Se prima Trump aveva pensato di mettersi contro solo la Cina, adesso pare che la stessa strategia verrà adottata nei confronti del Messico: anche in questo caso, dunque, potrebbero essere imposti dazi doganali che avranno lo scopo di disincentivare il trasferimento degli impianti produttivi. Ciò che le aziende potrebbero guadagnare dal risparmio relativo ai costi di manodopera, insomma, poi andrebbe perso per effetto dei dazi.

La situazione in Europa

C’è un altro motivo, comunque, che ha indotto gli investitori a puntare sui beni rifugio: lo si deve individuare nella costante incertezza che avvolge la crescita economica della Ue, non solo in relazione al settore bancario. Certo è che, soprattutto in Germania, i titoli di Statohanno tassi di interesse minimi, e ciò finisce per riflettersi sui profitti ottenuti dagli istituti di credito. Si calcola che JP Morgan da sola abbia un valore di mercato più elevato delle prime 8 banche del Vecchio Continente messe assieme.

Cosa succede con la produzione industriale

Le cose non vanno meglio se si fa riferimento all’indice della produzione industriale. Ecco perché i listini azionari calano sempre di più, e anche se questo segnale da solo non può essere sufficiente per parlare di una recessione di certo è il prezzo dell’oro a risentirne. Nel caso in cui il valore dell’oncia si dovesse assestare intorno ai 1.310 dollari americani, ogni eventuale notizia negativa relativa ai listini azionari potrebbe essere la causa di un ulteriore slancio. Per altro, le occasioni non mancano, che si tratti di stagnazione in Europa, di dazi o di Brexit.

Cavalcare l’onda rialzista

Il consiglio per gli investitori e per i trader, dunque, è quello di non lasciarsi sfuggire l’occasione di approfittare dell’onda rialzista dell’oro, almeno sul breve periodo. Diverso, invece, il discorso sul medio e lungo termine, in quanto appare fondamentale basarsi su ciò che succederà a livello politico nei prossimi mesi. Le carte da scoprire sono davvero tante: la nuova candidatura di Trump alla Casa Bianca, l’esito della Brexit, la stabilità del governo in Italia, le condizioni di salute di Angela Merkel in Germania, e così via.