Diamante, non solo bene rifugio

L’estrazione dei diamanti è un oligopolio in mano a pochissime società minerarie di caratura mondiale che fanno i prezzi regolando la produzione. Ponendosi al riparo dalle turbolenze finanziarie e politiche, il diamante è un eccellente bene rifugio, ma non solo. Il mercato dei diamanti sta crescendo grazie anche alla maggior richiesta da parte dei Paesi emergenti, come la Cina e l’India, dove la classe media è sempre più propensa a regalare gioielli con pietre preziose. 

Un diamante è per sempre 

Fino a poco tempo fa il settore dei diamanti era quasi totalmente gestito da DeBeers, società del gruppo AngloAmerican che possiede tutte le miniere di diamanti in Sud Africa. Oggi l’ex monopolista, nota per aver coniato lo slogan “un diamante è per sempre“, è la seconda più importante società per l’estrazione dei diamanti, mentre la numero uno al mondo è la russa Alrosa. 

Sebbene detenga una quota relativamente piccola nel settore estrattivo, DeBeers controlla il Central Selling Organization (CSO), che funge da intermediario tra le miniere e i tagliatori e/o pulitori dei diamanti, e ottiene quindi margini elevatissimi. Sono due i motivi per cui gli altri produttori non saltano l’intermediazione del CSO:

– controllando le scorte, il CSO permette di mantenere i prezzi relativamente stabili;

– le altre società temono le ritorsioni di cui è capace la compagnia sudafricana nei confronti di chi esce dal cartello. 

Il colosso minerario sudafricano DeBeers regola il settore dei diamanti operando alla stregua di una Banca centrale che fissa i limiti di produzione al fine di garantire la stabilità dei prezzi. L’interesse del cartello è quello di tagliare la produzione mantenendo l’offerta ad un livello deliberatamente inferiore rispetto alla domanda, riuscendo così ad assicurare anno dopo anno un trend in crescita costante del prezzo dei diamanti. Ciò spiega perché, anche in momenti di forte crisi, con l’inflazione che morde i risparmi e i consumi in picchiata, il valore delle gemme non subisce variazioni significative. Frenando i ritmi di produzione delle pietre, il rapporto tra domanda e offerta rimane pressoché invariato e le quotazioni continuano a crescere. 

Il diamante è un bene rifugio 

Ponendosi (relativamente) al riparo da recessioni e crolli finanziari, il diamante costituisce un ottimo bene rifugio in cui investire per proteggere il proprio capitale in periodi di turbolenze economiche e politiche. Si tratta di un investimento di tipo conservativo e non speculativo in quanto l’aumento delle quotazioni rimane costante e garantito nel tempo grazie al meccanismo per cui si estrae di più se la domanda aumenta e si estrae di meno se la domanda diminuisce. Il motivo principale per cui vale la pena dirottare una parte del proprio patrimonio verso questa forma di investimento è che le quotazioni sono svincolate dall’andamento dei mercati finanziari e, poiché il settore diamantifero è gestito da pochi operatori che regolano la produzione per stabilizzare i prezzi, offre un rendimento costante. 

D’altronde, se è vero che un diamante è per sempre, le grandi miniere, al contrario, sono poche e potrebbero esaurirsi nel giro di pochi decenni, per cui l’offerta non può aumentare oltre un certo limite. Attualmente in tutto il mondo ci sono solo trentotto miniere di diamanti, che rappresentano il 90% della produzione mondiale. Sono anni che non vengono scoperti nuovi giacimenti della taglia di quelli sfruttati dalla DeBeers o dalla Alrosa, perciò se non si taglia la produzione tra poco non rimarrà più nulla da estrarre. 

Inoltre se si considera che prima che una miniera inizi a lavorare a pieno ritmo passano almeno dieci anni da quando è stata scoperta, si prevede che l’estrazione dei diamanti rimarrà limitata per molto tempo. Se i giacimenti di diamanti vanno verso l’esaurimento, i produttori internazionali dovranno necessariamente trovare risorse alternative da sondare. Ecco perché da alcuni anni la società DeBeers ha iniziato ad esplorare e ad estrarre le pietre preziosi dal fondo dell’oceano al largo delle coste della Namibia. 

Cina e India trainano il mercato dei diamanti 

Oggi il settore diamantifero è leggermente cambiato grazie anche alla domanda da parte di due Paesi che vantano le economie più emergenti del mondo: la Cina e l’India. Sostenuti dalla crescita della nuova classe media, i mercati orientali stanno diventando i principali motori di questo settore e, secondo le stime, traineranno la domanda negli anni a venire. L’aumento della richiesta di diamanti è alimentato non solo dai miliardari ma da tutti i consumatori che hanno raccolto la propensione occidentale a regalare gioielli con pietre preziose in occasione di fidanzamenti e matrimoni. 

Il trend della domanda di gemme è quindi in crescita a livello globale, ma se cresce la domanda, considerando che invece l’offerta non può aumentare oltre una certa soglia ed è previsto un ulteriore calo, significa che nel giro di poco tempo le scorte accumulate saranno esaurite e i prezzi al carato subiranno un’impennata

Secondo uno studio della Fancy Colour Research Foundation (FCRF), tra pochi decenni i giacimenti di diamanti raggiungeranno la fine del loro ciclo di vita. Se il gap tra la domanda e l’offerta non verrà colmato, il diamante diventerà un bene sempre più raro e il suo valore continuerà a crescere. Un diamante è per sempre e se il suo valore continua ad aumentare anche chi era scettico nell’investire i propri risparmi in pietre preziose dovrà per forza cambiare idea.