Come gli FX influenzano il calciomercato oggigiorno

Il calcio moderno è sempre più simile all’idea di business globale e sembra avere come scopo principale il creare ricchezza, e ciò difficilmente passa in secondo piano. I club sono vere e proprie aziende regolate e tarate sui mercati nei quali operano e non c’è da stupirsi, dunque, se le dinamiche attuali del trading ne influenzano l’andamento. Il FX, acronimo che sta per Foreign Exchange Market, è il mercato internazionale delle valute e spicca per essere il principale mercato finanziario del mondo.

Ogni giorno in questo mercato digitale si effettuano circa 2 miliardi di dollari di transazioni, il che dunque spiega come ovviamente anche il mondo del calcio sia stato coinvolto in questo processo macroeconomico e globalizzato. I principali club d’Europa, molti dei quali posseduti da tycoon di diverse provenienze, stanno sperimentando sulla loro pelle il cambiamento delle possibilità di acquisto di calciatori causato dal FX.

Le bizze del mercato

In un’epoca nella quale il mercato del calcio risulta essere molto cambiato per via dell’iniezione di molti capitali esteri, in special modo degli sceicchi del Medio Oriente o di imprenditori statunitensi, non è una sorpresa che i prezzi siano sempre più alti. Come ogni mercato che si rispetti, quello del calcio vede salire le quotazioni in circolazione, ma l’inflazione potenziale è eccessiva ed è provocata da trasferimenti di cifre spaventose mai registrati prima. Quindi, mentre le nuove criptovalute fanno irruzione sul mercato, nel calcio gli emiri del Qatar, proprietari del Paris Saint Germain, possono permettersi di acquistare il fenomenale testimonial Nike come Neymar Jr per la somma di 222 milioni di euro, una cifra che l’estate 2017 aveva più che raddoppiato i 105 sborsati dal Manchester United per Paul Pogba. Anche chi non è un esperto di economia, si renderà conto che questi sbalzi di valori così elevati mettono a repentaglio gli equilibri di mercato, arrivando a inflazionare e a danneggiare la concorrenza tra società.

In questo contesto, al giorno d’oggi una squadra come la squadra del FC Barcelona, favorita alla vittoria del prossimo campionato spagnolo secondo le quote di Betway online il 2 luglio con una quota di 1,75, spicca come uno dei pochi club che non avendo alle sue spalle capitali ingenti deve ricorrere a vari sponsor ed altri tipi di introiti, come ad esempio le maglie da gioco o gli incassi allo stadio.

L’inflazione nella Premier League

La Premier League inglese, il campionato più ricco e per molti più spettacolare di tutti, ha visto lo scorso anno una spesa globale record di 1.165 miliardi di sterline. Al suo venticinquesimo anniversario, il torneo creato dalla federazione inglese per migliorare il livello del calcio britannico, ha visto galoppare in maniera esponenziale le spese di trasferimenti di anno. Il caso del Manchester United, che nel 1992 realizzò un acquisto per l’epoca carissimo come quello di Dion Dublin per la cifra di 1 milione di sterline (che oggi sarebbe pari a 2 milioni) è piuttosto eloquente, quando notiamo che l’anno scorso il difensore Kyle Walker passava dal Tottenham al Manchester City per 50 milioni di sterline. Per non parlare del caso dell’attaccante Alvaro Morata cambiava la maglia del Real Madrid per quella del Chelsea in un’operazione che sfiorava i 58 milioni di sterline.

Questi elencati sono evidenti sintomi di una iperinflazione dell’industria del calcio. Nello specifico, stiamo assistendo a un caso classico di ciò che gli economisti chiamano “inflazione a domanda”, ossia quando si registra un aumento della disponibilità della moneta mentre la fornitura di beni rimane costante o si deprezza. Questo è il fenomeno che può facilmente applicarsi attualmente al calcio inglese, dove l’aumento dei fondi disponibili per i trasferimenti non è stato accompagnato da una crescita del numero di giocatori di livello mondiale, il che ha a sua volta fatto salire i prezzi alle stelle. Per cui un difensore bravo, ma non eccezionale come Aymeric Laporte è stato pagato ben 65 milioni di euro dal Manchester City, diventando così l’acquisto più caro della storia del club mancuniano.

Introiti e investimenti

L’inflazione dei prezzi è stata una costante negli ultimi anni, soprattutto da quando i pochi club con ricche proprietà alle spalle hanno iniziato a farsi la guerra tra di loro. La misura del Fair Play Finanziario ha ridotto solo leggermente i soprusi di chi poteva sborsare maggiori somme senza però rientrare minimamente con i ricavi. Oggi il mercato governato dagli FX è condizionato da tanti fattori, ma in primis va segnalato che oggi gli sponsor personali e gli introiti delle tv, i cui diritti sono per molte squadre la prima fonte di entrate, sono alla base degli investimenti. In Premier soprattutto l’iperinflazione del mercato del calciomercato è il risultato diretto del famoso accordo di trasmissione da 5,1 miliardi di sterline firmato Sky e BT Sports nel 2016 che durerà fino al 2019.

Quale futuro?

Non è facile fare una previsione sui possibili sviluppi del mercato globale relativo al calcio, ma l’impressione è che fino a quando non scoppierà la bolla, le tendenze saranno le stesse. Ciò che però sembra certo è che almeno quest’estate non si realizzerà un altro acquisto carissimo come quello di Neymar, a meno che quest’ultimo non venga acquistato da una società che possa ripagare il PSG dell’ingente spesa effettuata nel luglio 2017.

La coppa del mondo di Russia in programma fino a metà luglio sta per ora concentrando tutte le attenzioni su di sé. Appena finirà, il gran mercato mondiale del calcio riaprirà i battenti e chissà che non avvengano altri trasferimenti shock.